Perché?

mercoledì 7 agosto 2013

Le parole sono importanti

Ci sono parole difficili da usare, eppure non esiste un valido sostituto. Parole che hanno ormai nell'immaginario collettivo una precisa connotazione, magari diversa a seconda dei gruppi che la pronunciano. Dio.
Dico Dio e penso al vecchino in calzari che dall'alto delle nuvole tutto vede e tutto giudica, a tutto sovraintende. Il Dio buono dei cattolici, il Dio punitivo degli Ebrei, Allah... 
Le correnti new age hanno iniziato a sostituire Dio con termini più "politically correct": Universo, Energia, Uno, Tutto... Eppure a livello percettivo non hanno la stessa potenza della paorla DIO, soprattutto qui in Italia, dove il legame tra Chiesa & Stato si mostra secolarmente sempre più inscindibile. Lo Stato si fa Chiesa appellandosi a precetti religiosi per non emanare qualche legge laica (biotestamento, ricerca sulle staminali, matrimoni gay...) e la Chiesa si fa Stato restando ingarbugliata in eventi sporchi e terreni (pedofilia, Ior, Calvi...). E Dio ci è stato inculcato fin dalla culla, diventando un tatuaggio sulle corde vocali e sul timpano.

Vorrei spiegare qual è il significato che dò io alla parola Dio, ma spiegare Dio non è già di per sé una tautologia? O un ossimoro? Se Dio fosse spiegabile, non sarebbe Dio... Dio è infinito e non può essere contenuto in una forma.

Ad ogni modo: prendiamo una tastiera, un monitor, un case con certi componenti elettronici ed ecco un computer. Il Tutto è più della somma delle parti.
E così quando dico "Dio" intendo tutto ciò che esiste, visibile ed invisibile. Con qualcosa in più.